Incontro con il nuovo General manager di GSK Italia
- Al primo giorno di mandato l’incontro con la stampa di settore
 - Leo Longanesi ed il settore farmaceutico in Italia
 - Da oggi parleremo più d’innovazione che di tradizione
 - Perché una popolazione che invecchia ha bisogno di prevenzione e cure innovative e il Paese di persone attive, di crescita ed attrattività agli investimenti
 - E GSK Italia con i suoi centri di eccellenza internazionali per vaccini, oncologia e immunologia, 4.200 collaboratori e l’8 per cento degli investimenti annui del settore può fare la sua parte
 
Milano, 3 novembre 2025 – Antonino Biroccio, Reggio Calabria, classe 1973, laureato in Chimica farmaceutica con dottorato in Genetica e Biologia molecolare prende oggi le redini delle attività nel nostro Paese da Fabio Landazabal, che diventerà responsabile GSK per l’America Latina.
Biroccio, nel suo primo giorno da General manager di GSK Italia e da Presidente ed amministratore delegato di GSK spa ha deciso di presentarsi subito ai giornalisti di settore in un incontro al Circolo della stampa di Milano perché: “Immediatezza, trasparenza e cooperazione sono in cima alle mie priorità e sentivo l’urgenza di presentarmi ai giornalisti con cui lavoriamo quotidianamente e condividiamo l’impegno a migliorare la cura della salute in Italia”.
Leo Longanesi ha spesso condensato il suo amore per l’Italia in frasi sarcastiche al limite del corrosivo come “Italiani buoni a nulla ma capaci di tutto” ma questa definizione, secondo Antonino Biroccio non è necessariamente negativa, specialmente quando si parla di salute.
“Negli stereotipi siamo quelli che vivono con poca fatica grazie a buon cibo, arte e natura che crescono spontanee a queste latitudini, per gli addetti ai lavori abbiamo un sistema sanitario universale invidiato dai più, università e ricercatori sopraffini e maestranze che sanno tradurre in eccellenza i progetti e le produzioni più complicate. Questo e non altro – ha proseguito il manager – è il motivo per cui in Europa, nel settore farmaceutico, siamo secondi solo alla Germania e riusciamo ancora ad attrarre investimenti in un mondo globalizzato dove siamo il fanalino di coda nel favorire l’innovazione”.
GSK è presente in Italia dagli inizi del 900 e ha sempre continuato a crescere come una multinazionale a ciclo completo, oggi con due centri ricerche e due stabilimenti produttivi, 4200 dipendenti, 1,6 miliardi di euro di fatturato di cui un terzo all’export in oltre 100 paesi di tutto il mondo. I nostri investimenti nel Paese, pari a 324 milioni, rappresentano il 20 per cento del fatturato e l’8 per cento degli investimenti totali in ricerca e produzione di tutte le farmaceutiche presenti in Italia.
“Ma basta passato, per quanto prestigioso – ha precisato Biroccio – ora è necessario concentrarsi sul futuro, perché tutti questi importanti traguardi, come azienda e come Paese possono essere vanificati se non cogliamo la trasformazione in atto. L’obiettivo primario del mio mandato sarà quello di contribuire a favorire l’innovazione, quella vera che, una volta introdotta, migliora le condizioni di salute e di vita, di prosperità economica, generando attrattività e competitività, con un occhio di riguardo alla coperta corta dei costi, in particolare quelli sanitari messi severamente sotto pressione da una popolazione in progressivo invecchiamento, con maggiori necessità di salute”.
Ovviamente GSK non potrebbe mai fare tutto da sola ma può stimolare la discussione, condividere esperienze, analisi e mettere a disposizione gli investimenti già fatti o in corso di realizzazione che portano i nostri farmaci e vaccini alle persone di tutto il mondo anche con due anni di anticipo rispetto alla loro introduzione in Italia.
“Abbiamo Think-tank internazionalmente riconosciuti che dimostrano come la vaccinazioni raccomandate per adulti fragili, se correttamente organizzate in tutto il Paese, porterebbero un risparmio di oltre 10 miliardi di euro, pari ad una finanziaria – ha esemplificato il manager – abbiamo una delle popolazioni più vecchie in Europa, che ha bisogno di salute e contribuisce all’economia, che lavora ancora, che mobilizza un quarto del PIL e dei consumi delle famiglie italiane. Una silver economy che guarda anche alla sostenibilità del nostro sistema sanitario per un futuro di speranza, dove i bisogni medici sono urgenti, come in oncologia”.
Noi lavoriamo già in tutti questi ambiti, con due centri ricerche a Siena sui vaccini di cui uno specializzato in vaccini antibatterici ed anticorpi monoclonali ma anche con uno stabilimento a Rosia che produce per tutto il mondo i vaccini GSK più innovativi per gli adulti ed uno stabilimento, a Parma, specializzato nell’introduzione di nuovi farmaci per gli studi clinici, negli antivirali di ultima generazione e centro di eccellenza per la produzione di anticorpi monoclonali in immunologia, malattie respiratorie ed oncologia.
“Sì, perché con gli anticorpi monoclonali ci siamo prefissati obiettivi ambiziosi, nelle malattie reumatiche ed in quelle respiratorie mediate dall’interleuchina 5 ma soprattutto in oncologia – ha spiegato Antonino Biroccio – e Parma è al centro di tutto questo con la sua piattaforma tecnologica ed in particolare quella per la produzione dei cosiddetti ADC, fra i farmaci più promettenti per i tumori più difficili da trattare”.
Quella degli anticorpi monoclonali coniugati, tipicamente, ad un citotossico (ADC) è una piattaforma tecnologica guardata con interesse da tutti gli specialisti per l’efficacia terapeutica ma è anche una grande sfida tecnologica produttiva riuscire ad abbinare in sicurezza e qualità farmaci così diversi per arrivare ad un effetto terapeutico maggiore della loro semplice somma.
“Il farmaco ADC di GSK per il mieloma multiplo è prodotto a Parma per tutto il mondo – ha sottolineato Biroccio – è già stato approvato da EMA ed è in attesa di registrazione in Italia mentre il 23 ottobre scorso ha avuto il via libera anche dalla FDA statunitense. Ma non è tutto perché il 27 ottobre abbiamo siglato un accordo con Syndivia per un altro candidato ADC che andrebbe a rafforzare la nostra linea di candidati ADC in sviluppo per il tumore prostatico e il giorno successivo abbiamo ottenuto la ODD (Orphan Drug Designation) in Europa per un altro nostro candidato ADC nella terapia del microcitoma”.
Non basta però avere davanti un futuro promettente in prevenzione, oncologia, immunologia o altra area perché si avveri: bisogna poter collaborare con tutti gli attori della salute, con obiettivi condivisi e con priorità comuni di sviluppo, organizzazione ed accesso in modo che l’innovazione diventi reale ed accompagni le dinamiche di sviluppo del Paese, tenendo conto di tutte le priorità e dei costi ad esse associati.
“Per questo il mio impegno da oggi – ha concluso Antonino Biroccio - sarà quello di collaborare con medici, pazienti, Istituzioni ed associazioni di riferimento per fare avanzare solo un tipo d’innovazione, quella reale che arriva al letto del paziente, che diminuisce i costi sociali, che attrae investimenti esteri nel nostro Paese, che aumenta il nostro export e quella cui vogliamo avere accesso, tutti noi, con la stessa tempestività degli altri cittadini europei”.