Lo studio PRIMA di fase 3 su niraparib è il primo studio a dimostrare che un inibitore PARP migliora significativamente la pfs, indipendentemente dallo stato dei biomarcatori, quando somministrato in monoterapia in donne con carcinoma ovarico avanzato di prima linea che rispondono al platino

Lo studio PRIMA, presentato oggi in un Presidential Simposium al congresso della Società europea di oncologia medica in corso a Barcellona e pubblicato in contemporanea sul The New England Journal of Medicine, dimostra che il trattamento con niraparib ha  ridotto del 38% ill rischio di progressione della malattia o morte nella popolazione arruolata nello studio rispetto al placebo.

È importante sottolineare che le donne nei sottogruppi con deficit di HR ("HRD positivo") e con HR ("HRD negativo") hanno mostrato un beneficio clinicamente e statisticamente significativo.

 

Barcellona – 28 settembre  2019 - GlaxoSmithKline plc (LSE / NYSE: GSK) ha reso noti oggi i risultati di PRIMA (ENGOT-OV26 / GOG-3012), lo studio di Fase 3 randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo di  niraparib come terapia di mantenimento in prima linea nelle donne con carcinoma ovarico che hanno risposto alla chemioterapia a base di platino. Il trattamento con niraparib ha evidenziato una riduzione del 38% del rischio di progressione di  malattia o morte nella popolazione generale (PFS, HR 0.62; IC al 95%, 0.50-0.75; p <0,001).


Questi risultati sono stati determinati da una riduzione clinicamente significativa del rischio di progressione nelle donne con:

  • Tumori con mutazione del gene BRCA (riduzione del rischio del 60%, HR 0.40 (IC 95%, 0.27-0.62) p <0,001).
  • Tumori con difetto di ricombinazione omologa (HR-deficient) BRCA wild-type(riduzione del rischio del 50%, HR 0.50 (IC 95%, 0.30-0.83), p = 0,006).
  • Tumori senza difetto di ricombinazione omologa (HR-proficient) (riduzione del rischio del 32%, HR 0.68 (IC 95%, 0.49-0.94), p = 0,020).


Lo studio PRIMA ha incluso  pazienti in risposta  al trattamento di prima linea con chemioterapia a base di platino, comprese quelle ad alto rischio di progressione di  malattia, una popolazione con un elevato bisogno insoddisfatto e precedentemente sottorappresentata negli studi di prima linea sul carcinoma ovarico.

Il Dott. Hal Barron, Chief Scientific Officer e President R&D, GSK ha dichiarato: “Il carcinoma ovarico è l'ottavo tumore più frequente nelle donne in tutto il mondo: le donne con questa malattia devastante hanno un tasso di sopravvivenza a cinque anni inferiore al 50%. PRIMA è uno studio di riferimento poichè riteniamo che questi dati possano potenzialmente cambiare radicalmente il modo in cui vengono trattate le donne con carcinoma ovarico".

In  una interim analisi della sopravvivenza globale (OS), niraparib ha anche dimostrato una tendenza incoraggiante verso il miglioramento della OS rispetto al placebo. Una interim analisi  pre-pianificata dell'OS ha favorito numericamente il niraparib nella popolazione generale (HR 0.70; IC 95% 0.44-1.11). Nel sottogruppo con HR-deficient il 91% delle donne in trattamento con niraparib era in vita a 24 mesi contro l'85% trattate con placebo (HR  0.61; IC al 95%, 0.27-1.40). Questi dati non sono ancora maturi e il significato non è completamente noto. La interim analisi   ha anche mostrato che l'81% delle donne che ricevevano niraparib nel sottogruppo  HR-proficient era in vita a 24 mesi contro il 59% delle donne che assumevano placebo (HR = 0.51; IC 95%, 0.27-0.97).

Il dott. Antonio Gonzalez, condirettore del dipartimento di oncologia medica, Clinica Universidad de Navarra e primo investigatore di PRIMA ha dichiarato: “Lo studio PRIMA ha dimostrato l'importanza della terapia di mantenimento e i benefici che il niraparib ha fornito alle donne con carcinoma ovarico. Credo che la monoterapia con niraparib dopo un intervento chirurgico e la chemioterapia a base di platino potrebbe essere una nuova importante opzione di trattamento per le pazienti".

Niraparib non è attualmente approvato per il mantenimento del carcinoma ovarico di prima linea. GSK condividerà questi dati con le autorità regolatorie  competenti ed è in procinto di sottoporre la richiesta entro la fine dell'anno.

Il profilo di sicurezza dimostrato in PRIMA non differiva dal profilo di sicurezza già dimostrato . Gli eventi avversi più comuni di grado 3 o superiore con niraparib includevano: anemia (31%), trombocitopenia (29%) e neutropenia (13%). L'implementazione di un regime di dosaggio personalizzato basato sul peso corporeo e / o sulla conta piastrinica ha ridotto l'incidenza di eventi avversi ematologici emergenti durante il trattamento. Non sono stati identificati nuovi segnali sulla  sicurezza. I patient reported outcomes  indicano che la qualità della vita era simile tra i bracci di trattamento con niraparib e placebo.



Il presente comunicato è una sintesi fedele del documento originale in inglese reperibile nell'area media del sito globale di GSK, cui si rimanda per interezza, approfondimento e bibliografia.