Terapia “fai da te” per l’asma severo eosinofilico: in Italia la penna per l’autosomministrazione di Mepolizumab
- Il farmaco, su prescrizione medica, può essere autosomministrato dal paziente a domicilio ogni 4 settimane grazie ad una semplice penna preriempita.
- La nuova modalità di somministrazione aiuterà a migliorare la qualità di vita della persona con asma severo e a controllare meglio i costi sanitari, evitando l’accesso agli ambulatori specialistici.
- Mepolizumab è un classico esempio di terapia personalizzata. E’ indicato nella forma eosinofilica: chi presenta alti livelli di eosinofili nel sangue è a rischio elevato di avere una crisi respiratoria.
- In Italia fino al 10 per cento degli asmatici soffre della forma severa della malattia: ogni anno circa 4 malati su 10 entrano in ospedale per una crisi.
Verona, 11 settembre 2020 - Un’iniezione ogni 4 settimane, grazie ad una semplice penna, per tenere sotto controllo l’asma severo, la forma più grave della malattia, che colpisce il 10 per cento degli asmatici e può scatenare attacchi di “fame d’aria” estremamente seri, tanto da costringere ogni anno 4 persone su 10 a ricorrere alle cure del pronto soccorso. La novità importante è che da oggi l’iniezione può essere fatta a casa direttamente dal paziente con un dispositivo semplice: una penna, appunto, preriempita del farmaco. Poi, attraverso un ago minuscolo, così come avviene per l’insulina, l’anticorpo monoclonale entra nel corpo del paziente e può svolgere la sua funzione agendo direttamente sull’Interleuchina-5 (IL-5), uno dei “carburanti” delle crisi asmatiche in chi soffre della forma severa eosinofilica. Questa innovativa modalità di somministrazione consentirà al paziente di proseguire a domicilio la terapia con mepolizumab evitandogli il day hospital mensile e semplificandogli enormemente la vita, in modo particolare in un momento d’emergenza pandemico, dove è opportuno limitare al massimo i rischi d’infezione. La penna ha ottenuto anche l’indicazione pediatrica per gli adolescenti a partire dai 12 anni. Per i bambini dai 6 agli 11 il dosaggio del farmaco è inferiore ed è quindi necessario l’intervento del medico per la ricomposizione della forma liofilizzata.
“L’asma severo – afferma il prof. Giorgio Walter Canonica, Responsabile del Centro di Medicina Personalizzata Asma e Allergie dell’Ospedale Humanitas di Rozzano – è una patologia invalidante che limita il paziente in qualsiasi sua attività. Diagnosticare con certezza e per tempo la malattia diventa dunque fondamentale per disegnare nel modo corretto la terapia e restituire al paziente una qualità di vita accettabile. Si tratta di una patologia eterogenea, costituita da diversi fenotipi, con specifiche caratteristiche cliniche e fisiopatologiche. Il tipo eosinofilo, per la quale è indicato mepolizumab, è caratterizzato da un’elevata infiammazione, dovuta proprio all’aumento di questi specifici globuli bianchi che determinano un aumentato rischio di riacutizzazioni. Alla base di questo processo c’è l’interleuchina 5, una citochina responsabile della crescita, differenziazione, attivazione e sopravvivenza degli eosinofili”. Come agisce questo anticorpo monoclonale? Ancora Canonica: “Inibisce la trasduzione del segnale di interleuchina 5 e blocca il processo infiammatorio, determinando una riduzione dell'80% degli eosinofili ematici entro 4 settimane dall’inizio del trattamento. Questa nuova modalità di somministrazione offre una maggiore tranquillità al paziente, favorendo l’aderenza”.
L’asma, in particolare nella sua forma severa, è una patologia che sempre più richiede due elementi fondamentali per una sua corretta gestione: la capacità dello specialista di diventare una sorta di “sarto”, per adattare le cure alle necessità e alle caratteristiche del singolo paziente, e l’autogestione quotidiana da parte del malato stesso, che necessita di un solido rapporto medico-paziente basato sulla conoscenza e la fiducia. In questo senso, la nuova modalità di somministrazione di mepolizumab, alla luce del profilo di efficacia e sicurezza emerso nella pratica clinica, rappresenta uno strumento di grande valore.
“Mepolizumab – sostiene il dott. Claudio Micheletto, direttore UOC di pneumologia dell’Ospedale Borgo Trento di Verona - rappresenta un investimento culturale per la professione: ci ricorda che l’asma non è tutta uguale e che la sfida cruciale per l’allergologia e la pneumologia è la fenotipizzazione dei pazienti. Solo attraverso la corretta diagnosi possiamo essere in grado di offrire, per tempo, la giusta terapia. Noi vediamo frequentemente pazienti che malgrado arrivino ad assumere il massimo dei dosaggi di steroidi inalatori, farmaci fondamentali per la cura dell’asma, hanno uno scarso controllo della malattia. Per questo siamo costretti ad “arrenderci” e utilizzare corticosteroidi per via sistemica. Oggi per questi malati abbiamo una risposta concreta e ancora più “friendly”, con un’efficacia elevata grazie all’azione su un target specifico, il mediatore fondamentale dell’infiammazione eosinofilica, l’interleuchina 5: in tal modo conteniamo gli effetti collaterali del cortisone e in alcuni casi riusciamo ad azzerarli. Altro dato non di poco conto: in un periodo storico come l’attuale, nel quale siamo chiamati a contenere il rischio pandemico, questo dispositivo consente ad un paziente fragile come quello asmatico, di evitare un ulteriore rischio di contagio venendo in ospedale”.
Sempre nell’ottica dell’attenzione alle persone affette da asma severo, GSK, in collaborazione con le principali Associazioni pazienti, ha strutturato un Patient Support Program per fornire il necessario sostegno e rispondere ai bisogni soprattutto di chi inizia la terapia in auto somministrazione a casa. Il programma prevede sia un percorso di coaching e di motivazione personalizzato, in sinergia con il medico curante, sia una app dedicata.
Per chiudere, mepolizumab è un anticorpo monoclonale umanizzato che blocca l’infiammazione eosinofilica, causa delle continue esacerbazioni della malattia. Il farmaco ha dimostrato negli studi clinici, dati confermati nella real life, di ridurre dell’84% la conta degli eosinofili nel sangue, e a livello clinico di ridurre le riacutizzazioni in generale fino al 69% e del 77% quelle che determinano ricovero in ospedale o visite al Pronto soccorso. Ha migliorato considerevolmente la funzione polmonare e ridotto della metà la dose giornaliera di corticosteroidi orali, farmaci che hanno un impatto pesante sulla qualità di vita dei pazienti, dovuto agli effetti collaterali: pensiamo soltanto all’incremento di peso, all’aumento della glicemia, e al rischio di sviluppare osteoporosi.